Le crepe che splendono: rinascere attraverso il trauma

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Scritto da Francesca Guzzo Psicoterapeuta ad orientamento Integrato
Pubblicato il 16/01/2025 in Blog

Quali ferite hanno fatto di te quello che sei?

Questa domanda, così semplice e diretta, contiene un universo di verità. Perché non è dalle superfici lisce che apprendiamo chi siamo, ma dalle crepe, dai segni, dai frammenti che portiamo dentro. Il trauma, infatti, non ci lascia mai come ci ha trovati. Ci segna, ci frantuma, ma è proprio tra quei frammenti che si nasconde una verità più profonda: possiamo rinascere.

 

Le ferite: chiavi del cambiamento

Il trauma è spesso percepito come una sentenza, una fine. “Sono spezzato, non tornerò mai come prima”: quante volte abbiamo sentito o pensato queste parole? Eppure, è proprio in quella sensazione di rottura che si cela un potenziale straordinario. Come l’arte giapponese del Kintsugi, che ripara oggetti rotti riempiendo le crepe con oro, le nostre ferite possono essere trasformate in elementi di forza e bellezza.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Trauma, Violence & Abuse (Van der Kolk, 2014), la capacità di integrare il trauma nella propria narrativa personale è uno degli indicatori più potenti di resilienza. Non si tratta di dimenticare, ma di dare un senso a ciò che è accaduto, trasformandolo in un capitolo significativo della nostra storia.

 

Non cancellare, integrare

Spesso pensiamo alla guarigione come a un ritorno al passato, un tentativo di cancellare il dolore per recuperare ciò che eravamo. Ma la verità è che il passato non si cancella. Ogni esperienza, ogni ferita, lascia un segno. E’ come se fossimo un vaso che, una volta rotto, non potrà mai tornare a essere com’era. Ma quel vaso può diventare qualcosa di più bello, più prezioso, più unico.

La terapia è il processo attraverso cui impariamo a vedere il valore delle nostre crepe. Non si tratta di nascondere ciò che è successo, ma di affrontarlo, comprenderlo e integrarlo. Attraverso il dialogo con un terapeuta, esploriamo quelle ferite con rispetto e curiosità, trasformandole da cicatrici invisibili a tracce luminose di chi siamo diventati.

 

La bellezza nella resilienza

Pensiamo al dolore come a un limite. Ma cosa succederebbe se lo vedessimo come una porta? La resilienza non è l’assenza di dolore, ma la capacità di trasformarlo in crescita. Le nostre esperienze traumatiche non definiscono il nostro valore, ma possono diventare il catalizzatore per una versione più autentica di noi stessi.

Come scrive Brené Brown, ricercatrice e autrice di The Gifts of Imperfection: “Abbracciare le proprie vulnerabilità non è un segno di debolezza, ma la strada per una forza autentica”. Le nostre ferite, una volta accettate, diventano i punti di partenza per una rinascita consapevole.

 

Dalla rottura alla rinascita

Un percorso terapeutico è simile al Kintsugi: richiede tempo, pazienza e dedizione. Ma, alla fine, ciò che emerge è qualcosa di straordinario. La terapia non è un semplice rimedio al dolore, ma un processo creativo di ricostruzione, dove impariamo a dare un nuovo significato alla nostra storia.

 

La tua nuova bellezza ti aspetta

In Freud, crediamo che ogni crepa possa essere riempita d’oro. Offriamo un primo colloquio gratuito per aiutarti a iniziare questo viaggio. Perché non si tratta di nascondere le ferite, ma di trasformarle nel tuo punto di forza più grande.

Non rimandare. Quelle crepe che oggi sembrano un limite potrebbero diventare la tua più grande forza. Inizia ora a trasformare la tua storia. Freud ti aspetta per accompagnarti in questo viaggio unico.

 

Bibliografia

  • Van der Kolk, B. A. (2014). The Body Keeps the Score: Brain, Mind, and Body in the Healing of Trauma. Viking.
  • Brown, B. (2010). The Gifts of Imperfection. Hazelden Publishing.
  • Kintsugi: The Japanese Art of Embracing Imperfection. The School of Life Press.

Inizia oggi il tuo percorso di rinascita.