Stanchezza da microstimoli: il sovraccarico invisibile che ci spegne

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Scritto da Redazione Freud
Pubblicato il 22/04/2025 in Blog

Non ti sei spaccato la schiena.
Non hai fatto nulla di “così pesante”.
Eppure… sei esausto.
Svuotato. Irritabile. Distratto.
È la stanchezza da microstimoli: un logorio silenzioso che si infiltra tra una notifica e l’altra.
E ti spegne, piano.

Il nemico invisibile

Non è una maratona.
Non è un trauma.
Non è un’ansia specifica.

È la somma di mille interruzioni, mille input, mille “un attimo solo” che ti rubano l’attenzione, l’energia, la capacità di restare presente.

La stanchezza da microstimoli è la fatica cognitiva e psichica causata dall’esposizione continua a stimoli digitali, sensoriali, relazionali minimi ma costanti, che impediscono alla mente di recuperare.

Ogni microstimolo ha un costo. E tu lo paghi in energia mentale.

  • Una notifica.

  • Una mail che arriva mentre scrivi.

  • Un messaggio che leggi “al volo”.

  • Un video che parte mentre cerchi un file.

  • Una call nel mezzo di un pensiero.

Sembrano piccoli.
Ma ogni microstimolo ti costringe a un micro-switch mentale.
E il cervello umano non è progettato per vivere in multitasking perpetuo.

Secondo uno studio del 2020 condotto da Mark et al., bastano 20 secondi di interruzione per raddoppiare il tempo necessario a completare un compito cognitivo complesso【1】.

I segnali della stanchezza da microstimoli

  • Sensazione costante di “nebbia mentale”.

  • Difficoltà a concentrarti per più di pochi minuti.

  • Affaticamento anche dopo giornate apparentemente “leggere”.

  • Perdita di motivazione e voglia di fare.

  • Tendenza al procrastinare anche compiti semplici.

  • Insonnia “strana”: sei stanco ma non riesci a dormire.

Non è pigrizia. È logorio sistematico.

Il problema non è che fai troppo.
È che non smetti mai di “essere attivato”.

Il tuo sistema nervoso non va mai davvero in pausa.
E a lungo andare, entra in una fase di saturazione iper-adattiva:
non senti più il carico… ma lo paghi tutto in fondo alla giornata. O alla settimana. O al mese.

Perché è difficile riconoscerla

Perché non ha un evento scatenante.
Perché “non sembra abbastanza” per giustificare tanta stanchezza.
Perché viviamo in una cultura che applaude il multitasking e l’essere sempre connessi.

Ma, come afferma Cal Newport (2016), la mente umana ha bisogno di “deep work”, spazi lunghi e indisturbati per ricaricare le funzioni cognitive superiori【2】.
Tutto il resto… è drenaggio.

Il corpo ti avvisa, anche se tu non ascolti

  • Aumento del battito cardiaco anche in momenti “normali”.

  • Muscolatura contratta, mandibola serrata, tensione al collo.

  • Emicranie da schermo o da stress visivo.

  • Fame emotiva o calo dell’appetito.

  • Sbalzi di umore “senza motivo”.

Cosa c’è sotto questa rincorsa continua?

Spesso, la stanchezza da microstimoli è alimentata da:

  • Perfezionismo inconsapevole: restare sempre aggiornato, disponibile, reattivo.

  • FOMO (paura di perdersi qualcosa).

  • Ansia anticipatoria: controlli per “non dimenticare”, “non fare brutta figura”.

  • Difficoltà a gestire il vuoto o la noia: riempi ogni spazio per non sentire.

Come si esce da questa spirale silenziosa?

  1. Riduci le finestre aperte nella tua mente e nel tuo desktop.

  2. Pratica il monotasking: una cosa alla volta, fino in fondo.

  3. Fai pause vere: 10 minuti senza schermi, rumori o notifiche.

  4. Impara a chiudere gli spazi digitali: non tutto va letto subito.

  5. Porta in terapia la tua difficoltà a staccare: non è solo “organizzazione”.
    È una forma di autosorveglianza appresa.

Non sei debole. Sei costantemente disturbato.

La tua energia mentale non si è ridotta.
È solo dispersa.
La puoi recuperare.
Ma devi reimparare a difendere il tuo spazio interno.

Se vuoi iniziare da qualche parte, inizia da qui.

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Perché la tua lucidità è preziosa.
Ma ha bisogno di silenzio per tornare a brillare.

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Riferimenti bibliografici

  1. Mark, G., Iqbal, S. T., & Czerwinski, M. (2020). The Cost of Interrupted Work: More Speed and Stress. ACM Conference on Human Factors in Computing Systems. https://doi.org/10.1145/3313831.3376460

  2. Newport, C. (2016). Deep Work: Rules for Focused Success in a Distracted World. Grand Central Publishing.