Stanchezza da microstimoli: il sovraccarico invisibile che ci spegne


Non ti sei spaccato la schiena.
Non hai fatto nulla di “così pesante”.
Eppure… sei esausto.
Svuotato. Irritabile. Distratto.
È la stanchezza da microstimoli: un logorio silenzioso che si infiltra tra una notifica e l’altra.
E ti spegne, piano.
Il nemico invisibile
Non è una maratona.
Non è un trauma.
Non è un’ansia specifica.
È la somma di mille interruzioni, mille input, mille “un attimo solo” che ti rubano l’attenzione, l’energia, la capacità di restare presente.
La stanchezza da microstimoli è la fatica cognitiva e psichica causata dall’esposizione continua a stimoli digitali, sensoriali, relazionali minimi ma costanti, che impediscono alla mente di recuperare.
Ogni microstimolo ha un costo. E tu lo paghi in energia mentale.
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Una notifica.
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Una mail che arriva mentre scrivi.
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Un messaggio che leggi “al volo”.
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Un video che parte mentre cerchi un file.
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Una call nel mezzo di un pensiero.
Sembrano piccoli.
Ma ogni microstimolo ti costringe a un micro-switch mentale.
E il cervello umano non è progettato per vivere in multitasking perpetuo.
Secondo uno studio del 2020 condotto da Mark et al., bastano 20 secondi di interruzione per raddoppiare il tempo necessario a completare un compito cognitivo complesso【1】.
I segnali della stanchezza da microstimoli
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Sensazione costante di “nebbia mentale”.
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Difficoltà a concentrarti per più di pochi minuti.
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Affaticamento anche dopo giornate apparentemente “leggere”.
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Perdita di motivazione e voglia di fare.
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Tendenza al procrastinare anche compiti semplici.
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Insonnia “strana”: sei stanco ma non riesci a dormire.
Non è pigrizia. È logorio sistematico.
Il problema non è che fai troppo.
È che non smetti mai di “essere attivato”.
Il tuo sistema nervoso non va mai davvero in pausa.
E a lungo andare, entra in una fase di saturazione iper-adattiva:
non senti più il carico… ma lo paghi tutto in fondo alla giornata. O alla settimana. O al mese.
Perché è difficile riconoscerla
Perché non ha un evento scatenante.
Perché “non sembra abbastanza” per giustificare tanta stanchezza.
Perché viviamo in una cultura che applaude il multitasking e l’essere sempre connessi.
Ma, come afferma Cal Newport (2016), la mente umana ha bisogno di “deep work”, spazi lunghi e indisturbati per ricaricare le funzioni cognitive superiori【2】.
Tutto il resto… è drenaggio.
Il corpo ti avvisa, anche se tu non ascolti
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Aumento del battito cardiaco anche in momenti “normali”.
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Muscolatura contratta, mandibola serrata, tensione al collo.
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Emicranie da schermo o da stress visivo.
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Fame emotiva o calo dell’appetito.
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Sbalzi di umore “senza motivo”.
Cosa c’è sotto questa rincorsa continua?
Spesso, la stanchezza da microstimoli è alimentata da:
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Perfezionismo inconsapevole: restare sempre aggiornato, disponibile, reattivo.
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FOMO (paura di perdersi qualcosa).
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Ansia anticipatoria: controlli per “non dimenticare”, “non fare brutta figura”.
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Difficoltà a gestire il vuoto o la noia: riempi ogni spazio per non sentire.
Come si esce da questa spirale silenziosa?
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Riduci le finestre aperte nella tua mente e nel tuo desktop.
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Pratica il monotasking: una cosa alla volta, fino in fondo.
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Fai pause vere: 10 minuti senza schermi, rumori o notifiche.
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Impara a chiudere gli spazi digitali: non tutto va letto subito.
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Porta in terapia la tua difficoltà a staccare: non è solo “organizzazione”.
È una forma di autosorveglianza appresa.
Non sei debole. Sei costantemente disturbato.
La tua energia mentale non si è ridotta.
È solo dispersa.
La puoi recuperare.
Ma devi reimparare a difendere il tuo spazio interno.
Se vuoi iniziare da qualche parte, inizia da qui.
Su Freud puoi trovare lo psicoterapeuta giusto per te, in modo semplice e sicuro.
Compila il questionario: bastano pochi minuti per cominciare a liberare la tua mente dal rumore.
Perché la tua lucidità è preziosa.
Ma ha bisogno di silenzio per tornare a brillare.
Riferimenti bibliografici
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Mark, G., Iqbal, S. T., & Czerwinski, M. (2020). The Cost of Interrupted Work: More Speed and Stress. ACM Conference on Human Factors in Computing Systems. https://doi.org/10.1145/3313831.3376460
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Newport, C. (2016). Deep Work: Rules for Focused Success in a Distracted World. Grand Central Publishing.