Apnea relazionale: quando si è insieme ma non si respira

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Scritto da Redazione Freud
Pubblicato il 22/04/2025 in Blog

Non ti manca l’amore.
Ti manca l’aria.
Ti manca lo spazio per essere te.
Per dire, pensare, desiderare, stare.
È apnea relazionale: quando il legame diventa una stanza senza finestre.
E ogni respiro diventa un compromesso.

Una relazione che stringe senza stringere

Non è una relazione tossica.
Non ci sono insulti. Né violenze. Né colpe esplicite.
Ma c’è una sensazione costante di soffocamento.
Un disagio sottile che non sai nominare.

La apnea relazionale è uno stato psichico in cui, dentro una relazione, ci si sente privi di libertà emotiva e personale, pur restando “vicini”.
Una forma di convivenza affettiva che non fa male in modo eclatante, ma consuma lentamente.

Come si manifesta?

  • Ogni tuo pensiero diverso dall’altro viene letto come una minaccia.

  • Senti di dover sempre giustificare i tuoi bisogni.

  • Hai paura a parlare davvero, per evitare reazioni o freddezze.

  • Non c’è mai uno scontro vero… ma nemmeno spazio per te.

  • Eviti conversazioni profonde perché “tanto non serve”.

  • Ti senti costantemente “in difetto”, anche senza motivo.

Secondo la Relational-Cultural Theory (Jordan, 2010), i legami in cui non c’è un mutuo riconoscimento del sé dell’altro diventano opprimenti, pur restando formalmente “intatti”【1】.

Il paradosso: restate insieme per amore, ma soffocate per mancanza di spazio

L’altro ti ama. Tu ami l’altro.
Eppure… non riesci più a respirare.

Perché?

  • Perché l’amore è diventato controllo.

  • Perché la vicinanza è diventata simbiosi.

  • Perché la relazione è diventata una gabbia dorata.

Cosa c’è sotto l’apnea relazionale?

  • Paura dell’abbandono: si tiene tutto dentro per non creare distanza.

  • Bisogno di approvazione: si modula la propria espressione per piacere all’altro.

  • Modelli familiari invadenti: se sei cresciuto senza spazio emotivo, lo riproduci.

  • Confusione tra attaccamento e annullamento.

In molti casi, si tratta di dinamiche co-dipendenti, in cui uno o entrambi i partner non riescono a differenziarsi senza sentirsi in colpa.

Segnali di sofferenza invisibile

  • Apatia e disinteresse generalizzato.

  • Somatizzazioni: tensioni, emicranie, disturbi gastrointestinali.

  • Sensazione di svuotamento emotivo.

  • Difficoltà a prendere decisioni senza consultare l’altro.

  • Senso di colpa quando si desidera “uno spazio proprio”.

Non è il legame il problema. È la mancanza di aria.

Una relazione sana non è fusione.
È interdipendenza: io e tu, insieme. Non io-in-te o io-per-te.

L’apnea relazionale nasce quando:

  • non c’è più margine per la differenza,

  • non c’è più spazio per i silenzi autentici,

  • non si può più “stare” senza sentirsi sbagliati.

Come scrive Schnarch (2009), l’intimità autentica richiede due identità integre, capaci di restare connesse senza fondersi【2】.

Si può tornare a respirare insieme? Sì, ma serve separarsi. Psicologicamente.

Non necessariamente fisicamente.
Ma psichicamente, sì.

Serve:

  1. Riconoscere i propri confini.

  2. Legittimare il diritto all’autonomia emotiva.

  3. Esporre il disagio senza colpevolizzare.

  4. Ridefinire il contratto relazionale, anche con l’aiuto della terapia.

Solo quando torni a sentire chi sei, puoi tornare ad amare l’altro per davvero.

Se vuoi iniziare da qualche parte, inizia da qui.

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Compila il questionario: è il primo passo per tornare a respirare.
Da te, con te, accanto a chi ami.

Perché amare non è fondersi.
È avere fiato abbastanza per restare.

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Riferimenti bibliografici

  1. Jordan, J. V. (2010). The Power of Connection: Recent Developments in Relational-Cultural Theory. Routledge.

  2. Schnarch, D. (2009). Passionate Marriage: Keeping Love and Intimacy Alive in Committed Relationships. W. W. Norton & Company.