Craving relazionale: la fame d’amore che non si sazia mai

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Scritto da Redazione Freud
Pubblicato il 23/04/2025 in Blog

Hai bisogno di sentirti amato.
Ma non basta mai.
Hai bisogno di un messaggio, di una parola, di una presenza.
Ma anche quando arriva… dura poco.
È craving relazionale: la fame emotiva che confondi con amore.
Ma che amore non è.
È bisogno. Dipendenza.
E, spesso, dolore.

Quando l’amore diventa assenza anticipata

Hai mai provato la sensazione che l’altro ti stia già lasciando, anche quando è lì?
Hai mai controllato il telefono mille volte al giorno, pur sapendo che non c’era nulla di nuovo?
Hai mai sentito che una piccola distanza è un vuoto enorme?

Il craving relazionale è questo:
una dipendenza affettiva che si manifesta come bisogno compulsivo di attenzione, vicinanza, rassicurazione e conferma.

Non è amore. È astinenza emotiva.

Come si manifesta il craving relazionale

  • Controlli se ha visualizzato, risposto, reagito.

  • Se non risponde subito, ti immagini il peggio: “non mi vuole più”, “non gli interesso”.

  • Vivi la relazione come un continuo sali-scendi emotivo.

  • Ti bastano piccoli gesti per sentirti appagato, ma il sollievo dura pochissimo.

  • Tendi a cercare partner evitanti o poco disponibili.

  • Ti senti “affamato” anche quando l’altro c’è.

Secondo Sbarra & Hazan (2008), le persone con attaccamento ansioso tendono a sviluppare craving affettivo nei momenti di distanza o incertezza, anche quando il legame non è oggettivamente in pericolo【1】.

Non sei troppo sensibile. Sei troppo vuoto da troppo tempo.

Il craving relazionale non nasce nel presente.
È il risultato di un vuoto affettivo antico, spesso:

  • trascuratezza emotiva infantile,

  • figure di attaccamento incoerenti,

  • amori condizionati,

  • genitori emotivamente indisponibili.

Hai imparato che per sentirti al sicuro devi essere sempre in allerta.
Che per essere amato, devi meritartelo ogni giorno.

Il craving non è bisogno d’amore. È paura dell’abbandono.

Il craving ti fa desiderare l’altro… non per ciò che è, ma per come placca il tuo dolore.

È lo stesso meccanismo delle dipendenze:

  1. Hai un vuoto (astinenza)

  2. Lo colmi con un gesto dell’altro (dose)

  3. Provi sollievo (euforia)

  4. La dose finisce → ritorna il vuoto (crollo)

  5. Ricominci (compulsione)

Come scrive Fisher et al. (2010), l’amore rifiutato o incerto attiva nel cervello le stesse aree della dipendenza da cocaina【2】.

Il craving non si sazia. Si cura.

Non troverai mai una persona che ti riempia abbastanza.
Perché non stai cercando un partner. Stai cercando un anestetico.

E anche l’amore migliore, se consumato così, si spezza.

La guarigione inizia quando smetti di cercare fuori ciò che è rotto dentro.

Segnali per riconoscerlo (e non scambiarlo per “intensità”)

  • Sei ipersensibile al tono, ai silenzi, ai ritardi.

  • Ti adatti troppo, pur di non perdere l’altro.

  • Provi ansia anche dopo un incontro andato bene.

  • Ti senti vuoto appena l’altro “si distrae”.

  • Ti ritiri con freddezza se non ricevi attenzione immediata.

Il craving è una fame che non ha memoria.
Ogni carezza si dissolve subito.
Ogni rassicurazione dura troppo poco.

Come si esce da questa fame invisibile

  1. Riconosci il pattern: non è amore, è dipendenza affettiva.

  2. Riporta l’attenzione su di te: chi sei, cosa senti, cosa ti manca davvero?

  3. Interrompi il ciclo dell'inseguimento: stai nel vuoto senza riempirlo subito.

  4. Inizia un percorso terapeutico: solo lì puoi imparare a nutrirti da dentro.

Amare non è aggrapparsi. È restare, anche quando l’altro non ti salva.

Puoi amare senza consumarti.
Puoi desiderare senza annullarti.
Ma per farlo, devi imparare a contenere te stesso prima di chiedere all’altro di farlo per te.

Se vuoi iniziare da qualche parte, inizia da qui.

Su Freud puoi trovare lo psicoterapeuta giusto per te, in modo semplice e sicuro.
Compila il questionario: è il primo passo per passare dalla fame alla presenza.

Perché non meriti solo amore.
Meriti la pace che arriva quando smetti di rincorrerlo.

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Riferimenti bibliografici

  1. Sbarra, D. A., & Hazan, C. (2008). Coregulation, dysregulation, self-regulation: An integrative analysis and empirical agenda for understanding adult attachment, separation, loss, and recovery. Personality and Social Psychology Review, 12(2), 141–167. https://doi.org/10.1177/1088868308315702

  2. Fisher, H. E., Aron, A., & Brown, L. L. (2010). Romantic love: An fMRI study of a neural mechanism for mate choice. Journal of Comparative Neurology, 493(1), 58–62. https://doi.org/10.1002/cne.20772