Ti senti persa senza di lui? Quando l’amore diventa dipendenza


"Quando c’era lui, mi sentivo viva. Ora, è come se niente avesse più senso. Mi ha mai davvero amata? Non lo so. Ma io esistevo solo attraverso di lui".
È uno scorcio di una seduta svolta con una giovane donna, un frammento di pensieri che si fanno strada tra il dolore e la consapevolezza. Un’immagine familiare per chi ha vissuto la fine di una relazione non solo come una perdita, ma come un vero e proprio collasso interiore. Non è solo il vuoto dell’assenza, è il vuoto dentro di sé.
Ma se l’assenza dell’altro ci fa sentire persi, allora chi siamo veramente?
Quando la tua felicità dipende dall’altro
Ci sono relazioni che ci fanno sentire vivi, ma ce ne sono altre in cui, senza accorgercene, iniziamo a misurare il nostro valore in base alla presenza dell’altro. Quando lui/lei c’è, ci sentiamo sicuri, amati, riconosciuti.
La domanda che emerge in terapia è sempre la stessa: abbiamo il controllo su di noi o lo abbiamo inconsapevolmente consegnato all’altro?
Dipendenza affettiva: amore o bisogno?
Quando una relazione diventa il centro della nostra identità, non parliamo più di amore, ma di dipendenza affettiva. Secondo lo psichiatra John Bowlby, padre della teoria dell’attaccamento (Attachment and Loss, 1969), il modo in cui sviluppiamo i nostri legami affettivi da bambini influenza profondamente il nostro modo di amare da adulti. Crescere significa imparare ad amare senza perdere sé stessi, anzi, il presupposto è che amiamo noi stessi per poter amare qualcun altro. Se è così, allora la dipendenza affettiva è come una negazione di questa crescita.
In uno studio pubblicato su Addictive Behaviors (Speranza et al., 2012), è emerso che la dipendenza affettiva ha gli stessi meccanismi neurobiologici della dipendenza da sostanze: attiva i circuiti della ricompensa nel cervello, generando una sorta di astinenza emotiva quando l’altro si allontana.
Ecco perché, quando una relazione finisce, il dolore non è solo emotivo, ma anche fisico. Il nostro cervello è abituato a ricevere la “dose” quotidiana di riconoscimento, sicurezza e identità attraverso l’altro. Quando questa dose viene a mancare, ci sentiamo persi, destabilizzati, svuotati. E non è detto che l’astinenza avvenga solo al momento di una separazione definitiva, può accadere anche quando ci si separa solo per un po’ di tempo, in circostanze pressocché innocue.
Se lui resta, tu esisti. Ma se se ne va?
"Mi ha detto che non mi amava, ma poi è rimasto. E io mi sono aggrappata a questo. Perché se restava, forse qualcosa c’era. E se c’era, allora io ero contavo qualcosa".
Quante volte abbiamo scambiato la presenza per amore? Quante volte abbiamo accettato briciole di attenzioni pur di non affrontare il vuoto della loro assenza? La verità è che non stavamo cercando amore, stavamo cercando di esistere.
Ecco il cortocircuito: se l’altro è il nostro specchio, ogni sua assenza diventa un vuoto incolmabile. Così accettiamo relazioni tossiche, ci adattiamo, rinunciamo alla nostra felicità pur di non perdere quel fragile senso di identità che abbiamo costruito attraverso l’altro.
Ma a quale prezzo?
Riprendersi il controllo della propria vita
Se perdere l’altro significa perdere se stessi, allora il problema non è l’altro. Il problema è che abbiamo imparato a riconoscerci solo attraverso i suoi occhi.
E la soluzione non è “dimenticarlo in fretta” o “trovare qualcun altro”, ma iniziare un percorso per ricostruire il rapporto con noi stessi. Capire cosa ci ha portati lì, cosa ci ha resi vulnerabili a questo meccanismo, cosa possiamo fare per uscire da questa dipendenza emotiva. Perché la dipendenza non è qualcosa che nasce in questa relazione, ma nell’idea che tu hai di te, e si ripresenterà in futuro, nella prossima relazione.
"Non hai perso lui. Hai perso te stessa nel tentativo di trattenerlo. Ed è proprio te stessa che devi ritrovare".
Perché la terapia può aiutarti
Riconoscere di aver perso il proprio centro non è un fallimento, è il primo passo per riprenderlo. La terapia è lo spazio dove puoi esplorare questi meccanismi senza giudizio, con il sostegno di qualcuno che ti aiuta a riconnetterti con te stessa/o.
Secondo uno studio pubblicato su Psychology & Psychotherapy (Markin et al., 2013), la psicoterapia focalizzata sulla dipendenza affettiva aiuta le persone a ricostruire un’identità autonoma e a sviluppare una sicurezza interiore che non dipenda più dall’altro.
Perché l’amore non è sacrificare la propria felicità per non perdere l’altro.
È imparare a esistere, anche da soli.
Esistere per sé.
Se ti riconosci in queste parole e senti che questo meccanismo sta influenzando la tua vita, la terapia individuale può aiutarti a ritrovarti e a costruire un’identità più solida.
Se invece sei in una relazione e noti che questo schema si ripete, la terapia di coppia può essere un’opportunità per esplorarti e capire come costruire un legame più sano e autentico.
Freud ti offre un primo colloquio gratuito per iniziare questo viaggio. Perché non c’è nulla di più importante che tornare a essere padroni della propria vita.
Bibliografia:
- Bowlby, J. (1969). Attachment and Loss. Basic Books.
- Speranza, M., Loas, G., Wallier, J., & Corcos, M. (2012). "Dependency and identity diffusion in dependent personality disorder and major depression." Addictive Behaviors.
- Markin, R. D., Marmarosh, C. L., & Spiegel, E. B. (2013). "Psychotherapy for dependent personality disorder: A relational approach." Psychology & Psychotherapy.